
La sicurezza sul lavoro rappresenta un diritto fondamentale e un dovere collettivo. Incidenti e morti nei cantieri e nelle fabbriche ricordano quanto sia urgente diffondere una vera cultura della prevenzione. Norme giuridiche, dispositivi di protezione e formazione continua costituiscono strumenti essenziali per ridurre rischi e tutelare la vita dei lavoratori.
Investire in ambienti sicuri significa anche garantire benessere psicologico, produttività e reputazioneper le imprese. La prevenzione riduce i costi sociali ed economici, rafforza la responsabilità etica delle aziende e contribuisce a costruire un mercato del lavoro più equo e sostenibile.
Per entrare in argomento
MORTI SUL LAVORO, IN TRE MESI 191 VITTIME
Nel 2023 sono state oltre mille le persone che hanno perso la vita sul lavoro. Nei primi tre mesi del 2024 si contano nel triste elenco delle denunce all’Inail 191 vittime, in base agli ultimi dati dell’Istituto aggiornati a fine marzo, che non tengono ancora conto delle altre vittime. Non numeri, ma persone. Morte nei cantieri, nelle fabbriche, negli impianti, lungo la strada.
È solo di pochi giorni fa, in vista del primo maggio, l’ultimo appello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sulla sicurezza: “Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse è inaccettabile”, era tornato ad ammonire il Capo dello Stato.
Il 6 maggio 2024 ancora una strage in cui sono morti cinque operai, un sesto è in gravi condizioni. Neanche un mese fa, il 9 aprile l’esplosione nella centrale idroelettrica del lago di Suviana, in provincia di Bologna, che ha provocato sette vittime. Il 16 febbraio il crollo nel cantiere di Firenze, con la morte di cinque operai. Nei primi tre mesi del 2024, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 145.130 (+0,4% rispetto al primo trimestre 2023), di cui 191 mortali (-2,6%, rispetto alle 196 registrate nel primo trimestre 2023).
In aumento, tra gennaio e marzo scorsi, le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 22.620 (+24,5%). Per quanto riguarda i casi mortali, dai dati, comunque provvisori, emerge un incremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 148 a 151, e un calo di quelli in itinere (ovvero quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro) da 48 a 40.
Nel 2023, invece, sono state 1.041 le denunce di incidente mortale sul lavoro arrivate all’Inail in dodici mesi (-4,5% rispetto al 2022). Nel complesso, tra gennaio e dicembre 2023, le denunce di infortunio sono state 585.356 (-16,1% rispetto al 2022). In aumento le malattie professionali: 72.754 (+19,7%).
Fonte: www.rainews.it, con adattamenti

DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE MATTARELLA IN OCCASIONE DELLA 73ª GIORNATA NAZIONALE PER LE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO
«L’intollerabile e dolorosa progressione delle morti e degli incidenti sul lavoro sollecita una urgente e rigorosa ricognizione sulle condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare i lavoratori.
Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro, è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze, soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la mancata o la non corretta applicazione di norme e procedure.
La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona.
Occorre un impegno corale di istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori, luoghi di formazione affinché si diffonda ovunque una vera cultura della prevenzione.»
Fonte: www.quirinale.it, con adattamenti
STUDENTE IN STAGE SI TAGLIA UN DITO CON IL TORNIO, FLC CGIL: “RIVEDERE L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO”
Elena Bruzzese, segretaria generale Flc Cgil Genova, è intervenuta attraverso una nota sul caso del diciottenne rimasto gravemente ferito a Casarza lo scorso giovedì 29 febbraio. Il ragazzo, durante uno stage nell’ambito del Pcto (l’ex alternanza scuola-lavoro) lavorando con un tornio, si è tagliato una falange. Dopo i primi soccorsi è stato portato all’ospedale di Savona, specializzato in chirurgia della mano, da un’ambulanza della Croce Rossa Riva Trigoso.
"La Flc Cgil di Genova - scrive il sindacato - ribadisce la necessità di rivedere l’impianto dei Pcto per assicurare la sicurezza degli studenti e delle studentesse in formazione, a partire dalla non obbligatorietà dell’alternanza scuola lavoro, in quanto potrebbe determinare la necessità da parte della scuola di utilizzare tutte le possibilità di formazione in azienda presenti sul territorio, spesso non potendo effettuare la dovuta selezione delle imprese in relazione alla sicurezza".
"Evidenziamo inoltre - conclude la segretaria della Flc Cgil - il pericolo dell’utilizzo degli studenti in Pcto come forza lavoro, quando, invece, deve essere centrale la formazione, e fondamentale il ruolo delle organizzazioni sindacali e delle Rls per il controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro".
Sull’accaduto è intervenuta anche la Rete degli studenti medi, sindacato studentesco che da anni si batte contro i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
"I Pcto - dichiara Francesco Devoti, coordinatore della Rete studenti Liguria - sono uno dei mali della scuola odierna. Da anni denunciamo l’inutilità e la pericolosità di questo strumento, sbagliato tanto nel suo impianto ideologico quanto nella sua applicazione pratica. Il fatto accaduto in questi giorni è grave e non possiamo accettare che si ripeta in futuro. Perciò chiediamo che i Pcto vengano aboliti, perché rubano a studenti e studentesse prezioso tempo che dovrebbe essere dedicato alla partecipazione scolastica e non allo sfruttamento gratuito. La visione padronale con la quale viene guardata la scuola negli ultimi anni sta prendendo una piega sempre più negativa, e ai Pcto bisognava dire basta già dopo le morti di Lorenzo, Giuseppe e Giuliano”, conclude Devoti, facendo riferimento a tre giovanissimi ragazzi morti sul lavoro nel 2022 durante stage aziendali.
Fonte: www.genovatoday.it, con adattamenti
ESPLOSIONE A 30 METRI DI PROFONDITÀ IN UNA CENTRALE IDROELETTRICA ENEL A BARGI
Un incidente gravissimo, le cui proporzioni rischiano di trasformarlo nella più grande strage sul lavoro in Italia dai tempi del crollo della Torre Piloti di Genova, dove il 7 maggio 2013 morirono in nove. Questa volta tutto è avvenuto nel cuore della centrale idroelettrica di Bargi di Enel Green Power, una partecipata dello Stato. Sono da poco passate le 14:30 quando le sponde del bacino artificiale di Suviana, nell’Appennino bolognese, vengono scosse da un boato che arriva dalle viscere della terra, dove scoppia un trasformatore collegato a una turbina durante i lavori di messa in opera dei nuovi impianti.
Tre morti, quattro dispersi e cinque feriti - In quel momento tra il piano sotterraneo 8 e quello 9 della centrale, oltre 30 metri sottoterra, c’è una squadra di 15 operai, tutti di diverse ditte esterne. In tre sono miracolosamente illesi. Per altri dodici quei due piani diventano una trappola. In otto sono stati riportati in superficie nelle ore successive: tre sono morti e altri cinque, gravissimi, sono ricoverati negli ospedali di Parma, Cesena, Bologna e Pisa. Di quattro loro colleghi, ancora martedì sera, non c’era alcuna traccia: dispersi, con speranze sempre più flebili di ritrovarli in vita al passare delle ore. Alcuni sono stati investiti dal soffitto crollato, prima che un tubo refrigerante della turbina allagasse l’ambiente.
I soccorsi - I sessanta Vigili del fuoco arrivati da diverse province dell’Emilia-Romagna, compresi alcuni sommozzatori, li cercano in un ambiente devastato dall’esplosione. Il direttore regionale dei Vigili del fuoco, Francesco Notaro, a tardo pomeriggio sperava ancora: “Nonostante lo scoppio abbia determinato un allagamento, potrebbe essere che abbiano trovato ricovero da qualche altra parte della piastra, la speranza è trovare qualcun altro in vita”. I lavori sono andati avanti per ore, tra mille difficoltà legate alla tenuta della struttura nonché al fumo e alle temperature. Uno scenario “impressionante”, lo ha definito chi si è calato nel cuore della centrale idroelettrica per le ricerche degli operai.
Lo scenario a sera - ll comandante dei Vigili del fuoco di Bologna, Calogero Turturici, aveva sottolineato già nei primi momenti le grandi difficoltà a raggiungere tutti i locali interessati dall’incidente, spiegando che la situazione è rischiosa anche per i soccorritori, poiché all’interno “c’è parecchio fumo e dobbiamo provare ad abbassare le temperature” per riuscire a raggiungere le aree dove era al lavoro la squadra di operai. A sera, seppur in mutate condizioni, le difficoltà operative sono rimaste molteplici: “Le nostre squadre di ricerca provenienti da Pisa, le urban search and rescue, stanno cercando sotto le macerie al piano sotterraneo 8, i nostri sommozzatori stanno lavorando al piano sotterraneo 9 allagato, dove è necessario immergersi”, ha chiarito Luca Cari dei Vigili del fuoco, definendo la situazione “molto complessa, sia nella parte asciutta sia in quella allagata”.
Cosa stavano facendo gli operai - Nel cantiere della centrale idroelettrica era in corso il collaudo di una pompa dopo la revisione della valvola rotativa del gruppo 2, un lavoro appaltato all’esterno per un importo di 2,25 milioni di euro, come si legge sul foglio dei lavori all’ingresso della centrale. L’impresa esecutrice è la tedesca Voith Hydro, a cui si aggiungono come imprese selezionate Meca, Siemens Energy, Engineering Automation, Tovoli Primo, Tcm, Impel System e Altameccanica. Non si sa al momento quali di queste fossero ancora all’opera nei sotterranei al momento dello scoppio. Chi si trovava nelle vicinanze ha parlato di un “boato”, seguito nel giro di pochi minuti da una nuvola di fumo che è risalita di piano in piano fino alla superficie.
Il Presidente Mattarella: “Sia fatta piena luce” - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è messo in contatto con il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (in carica fino al luglio 2024) per esprimere il suo cordoglio per gli operai deceduti e solidarietà ai feriti, alle famiglie e ai colleghi di lavoro delle vittime, auspicando che sia fatta piena luce sulla dinamica dell’incidente. La premier Giorgia Meloni ha detto di seguire “con apprensione la terribile notizia” e ha espresso “tutta la mia vicinanza e quella del governo ai familiari delle vittime e ai feriti rimasti coinvolti”, ringraziando quindi i soccorritori. “Tutta la comunità del Pd si stringe al dolore dei familiari delle vittime dell’esplosione ed è in forte apprensione per le persone rimaste ferite e per quelle che ancora risultano disperse. La nostra gratitudine va ai soccorritori impegnati in questa grave e drammatica circostanza”, ha scritto sui social la segretaria del PD Elly Schlein.
La nota dell’azienda - Enel ha diffuso una nota per precisare di aver “tempestivamente attivato tutte le necessarie misure di sicurezza come da procedure interne” per “garantire il corretto svolgimento” dell’evacuazione a “tutela del proprio personale” e di essere in “stretto coordinamento” con i soccorritori e le autorità. L’amministratore delegato di Enel Green Power, Salvatore Bernabei, “si è immediatamente recato sul posto per seguire di persona l’evolversi della situazione”, comunica la stessa azienda del gruppo Enel. La società, viene spiegato in una nota, “sta collaborando con tutte le autorità competenti ed esprime cordoglio e vicinanza al personale coinvolto e alle famiglie, che rappresentano la priorità per l’azienda”.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it, con adattamenti
ROGO THYSSENKRUPP, 15 ANNI FA LA STRAGE A TORINO: DALL’INCIDENTE AL PROCESSO
Quindici anni fa, la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 scoppiava un incendio in un capannone dell’impianto siderurgico torinese. Sette operai, di età compresa fra i 26 e i 54 anni, persero la vita entro ventiquattro giorni. […] Tutto inizia pochi minuti dopo l’una di notte, nel capannone della Linea 5, dove lavorano gli addetti alla ricottura e al decapaggio. Solo uno di loro, Antonio Boccuzzi, sopravvive alle fiamme: una colata di olio bollente prende fuoco e investe tutto il capannone. Vengono subito chiamati i Vigili del fuoco: a nulla servono i tentativi degli operai di placare l’incendio con gli estintori. È stato un irregolare scorrimento del nastro della Linea 5 la miccia che ha causato la tragedia. La carta imbevuta di olio, usata per proteggere il nastro di acciaio, era rimasta incastrata nella macchina, insieme a sporcizia e segatura. Le scintille causate dall’attrito della macchina malfunzionante hanno innescato la reazione a catena. […]
ThyssenKrupp era, ed è tuttora, una delle più grandi aziende europee nel settore dell’acciaio. Tedesca, aveva diverse società sotto il suo controllo. Tra queste la Acciai Terni e il suo stabilimento torinese. Subito si punta il dito contro i vertici di ThyssenKrupp. Centrali le memorie e le testimonianze di Boccuzzi, da tredici anni operaio nell’acciaieria e sindacalista iscritto alla Uilm.
Si denunciano le condizioni di lavoro - alcuni addetti erano in turno da dodici ore - e la mancanza di misure di sicurezza adeguate a un impianto così delicato. Gli estintori non funzionavano a dovere e gli idranti nemmeno, dice Boccuzzi già il giorno dopo il rogo. ThyssenKrupp aveva deciso di dismettere la sede torinese e per questo, sottolinea sempre l’unico superstite, gli investimenti in sicurezza mancavano da un po’ di tempo.
Subito, dai vertici aziendali arriva la smentita. Anzi: sulle pagine de La Stampa spunta un documento, ottenuto dalla Guardia di Finanza di Torino, in cui l’amministratore delegato Harald Espenhahn dice che Boccuzzi va fermato per “vie legali”. Parla troppo ai media italiani. La colpa dell’incendio, più che della mancanza di misure di sicurezza, è degli operai morti che si erano “distratti”, o comunque di “errori” legati a “circostanze sfavorevoli”.
Espenhahn critica anche la magistratura torinese, troppo schierata dal lato dei lavoratori per indagare con obiettività. Il caso delle morti sul lavoro alla ThyssenKrupp è uno dei più grandi di sempre in Italia e le indagini corrono spedite. In poco tempo vengono formulati i capi d’accusa. A Espenhahn si contesta il reato di omicidio volontario e di incendio doloso, entrambi con dolo eventuale. Cinque dirigenti si devono difendere per omicidio e incendio colposo, aggravati dalla previsione dell’evento.
Si formula un’imputazione anche per omissione dolosa di sistemi di prevenzione. L’azienda viene rinviata a giudizio in quanto persona giuridica. In pratica, secondo l’accusa, tutti sapevano che, non mettendo in campo specifiche misure per evitare incidenti, gli operai sarebbero potuti morire. L’aula del processo apre nell’inverno 2009. Alcuni operai dicono che la fabbrica veniva pulita soltanto per le visite della Asl. Nel 2011 la Corte d’assise torinese condanna Espenhahn a 16 anni e 6 mesi di reclusione, confermando tutti i capi d’accusa.
Anche gli altri dirigenti vengono condannati, con pene comprese tra i 10 anni e 10 mesi e i 13 anni e mezzo di reclusione. Si passa all’appello. I giudici del secondo grado di giudizio - è il 2013 - riqualificano il reato compiuto da Espenhahn: non omicidio doloso, ma colposo. Diminuita quindi la pena, che arriva a 10 anni. Si abbassano i tempi di reclusione anche per gli altri manager. Nel 2014 il caso è in Cassazione, che rimanda indietro gli atti alla Corte d’Appello, pur riconoscendo le colpe di tutti gli imputati […]. Nel 2016 la Cassazione riconferma tutte le condanne pronunciate in appello.
È andata su un altro binario la questione del risarcimento ai familiari delle vittime. Mentre lo stabilimento chiudeva per sempre, nel 2008, ThyssenKrupp versava alle famiglie poco meno di 13 milioni di euro, a patto che non si costituissero parte civile nel processo penale.
[…] Non tutti i colpevoli sono poi entrati in carcere. Una causa parallela va avanti davanti alla Corte costituzionale federale tedesca, davanti ai cui giudici Espenhahn ha lamentato la violazione del “principio del giusto processo e del diritto al contraddittorio”. Durante il processo italiano mancava la traduzione in tedesco di alcuni documenti. Per il manager, inoltre, “la condanna non ha fornito prove di una concreta negligenza individuale”. La pena, in attesa di una decisione, è sospesa. Dopo 15 anni, la richiesta di giustizia dei familiari delle vittime attende ancora.
Fonte: https://tg24.sky.it, con adattamenti
[N.d.R. Nel 2023 Harald Espenhahn è stato condannato definitivamente a 5 anni da un Tribunale tedesco che ha confermato la sentenza italiana. Gode però del regime di semilibertà: dorme in carcere, ma di giorno è autorizzato a uscire per andare al lavoro].
LE PAROLE CHIAVE

Normativa italiana in tema di sicurezza sul lavoro

CODICE PENALE ITALIANO (REGIO DECRETO N. 1398 DEL 19 OTTOBRE 1930)
Art. 437 (Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro)
Chiunque omette di collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se dal fatto deriva un disastro o un infortunio, la pena è della reclusione da tre a dieci anni.
Art. 451 (Omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro)
Chiunque, per colpa, omette di collocare, ovvero rimuove o rende inservibili apparecchi o altri mezzi destinati all’estinzione di un incendio, o al salvataggio o al soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da euro 10 a euro 516.
Art. 589, c. 2 (Omicidio colposo)
Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.
Se il fatto è commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni. […]
Art. 590, c. 3 (Lesioni personale colpose)
Chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a euro 309.
Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da euro 123 a euro 619, se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da euro 309 a euro 1.239. Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a un anno o della multa da euro 500 a euro 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da uno a tre anni.
CODICE CIVILE ITALIANO (REGIO DECRETO N. 262 DEL 16 MARZO 1942)
Art. 2087 (Tutela delle condizioni di lavoro)
L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.
ALTRE FONTI NORMATIVE
Costituzione della Repubblica Italiana del 1948: artt. 1, 4 e da 35 a 41
D.Lgs n. 231 dell’8 giugno 2001
Art. 25 septies - Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro
D.Lgs n. 81 del 09/04/2008 (Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro)
LA GIURISPRUDENZA
Ordinanza della Corte di Cassazione Civile Sez. Lavoro n. 25597 del 21 settembre 2021: il datore di lavoro ha responsabilità sulla sicurezza anche nei casi di negligenza da parte dei suoi dipendenti.
«L’obbligo di tutela delle condizioni di lavoro posto dall’art. 2087 c.c. non può dirsi adempiuto se le misure di prevenzione adottate nella organizzazione delle modalità operative della prestazione, da parte del datore di lavoro e dal committente, non siano idonee ad eliminare del tutto o, comunque, nella misura massima possibile secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, anche i rischi derivanti da imprudenza, negligenza o imperizia del lavoratore, sicché ove l’infortunio costituisca realizzazione di tali rischi, deve anche escludersi il concorso di colpa del lavoratore.»
Fonti: www.altalex.com; https://olympus.uniurb.it
Qualche numero per riflettere

Fonte: www. inail.it, ultimo aggiornamento: 29 febbraio 2024
Persone coinvolte nel lavoro sommerso: 3 milioni (tasso di irregolarità pari al 12%)
Fonte: www.ilsole24ore.com
Per riflettere
La sicurezza sul lavoro è un diritto fondamentale, perché…
Protegge la vita e la salute dei lavoratori
Tutelare la sicurezza sui luoghi di lavoro significa difendere la salute e la vita e dei lavoratori, prevenendo infortuni e limitando le malattie professionali. Tutto ciò tutela i dipendenti, le loro famiglie e l’intera collettività, riducendo il peso sulle strutture sanitarie pubbliche.
Produce vantaggi economici
Investire in misure di sicurezza sul lavoro può portare notevoli vantaggi economici.
Infatti, gli incidenti sul lavoro portano con sé costi diretti e indiretti (costi per cure mediche, spese legali, calo della produttività ecc.) che si traducono in una sostanziale perdita economica per le imprese e l’intera collettività.
Un luogo di lavoro sano e protetto agevola il benessere psicofisico dei dipendenti, aumenta la loro motivazione, favorisce un clima professionale positivo, capace di migliorare la produzione e attrarre nuove professionalità.
È previsto come tale dalle norme giuridiche
Tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti non è solo una scelta, ma un vero e proprio obbligo giuridico. Le norme nazionali, europee e internazionali impongono alle imprese di applicare tutte le misure necessarie per prevenire rischi e proteggere la salute dei propri lavoratori. Il mancato rispetto di tali norme può portare a severe sanzioni giuridiche.
Migliora l’immagine sociale dell’impresa
Un approccio etico alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro trasmette agli stakeholder l’impegno dell’impresa nel campo della responsabilità sociale, migliorandone la reputazione agli occhi di partner commerciali e clienti e producendo vantaggi competitivi.
Infatti, gli attuali investitori e consumatori sono sempre più attenti a sostenere le imprese che dimostrano un impegno reale a favore della sostenibilità ambientale e del benessere dei loro dipendenti.
Favorisce il benessere psicologico
Un luogo di lavoro sicuro contribuisce a ridurre o rimuovere lo stress e a prevenire il cosiddetto burnout. Ciò migliora il benessere psicologico dei lavoratori e ne aumenta la produttività, limitando l’assenteismo e migliorando l’unione del gruppo di lavoro.
È la conseguenza di un’economia trasparente
Attraverso la regolamentazione delle condizioni lavorative, lo Stato e gli enti pubblici possono assicurare uguaglianza e sicurezza e impedire potenziali situazioni di sfruttamento. La regolamentazione pubblica può garantire in modo trasparente il rispetto degli standard minimi di sicurezza da parte di tutte le imprese.
I film
Erin Brockovich
Anno: 2000
Paese: USA
Durata: 131’
Regia: Steven Soderbergh
Racconta la storia vera di Erin Brockovich, una madre single che scopre un caso di inquinamento dell’acqua causato dalla compagnia energetica Pacific Gas and Electric Company. La protagonista, interpretata da Julia Roberts, combatte per la verità, persuadendo i residenti locali a ottenere giustizia.
Paul, Mick e gli altri (The Navigators)
Anno: 2001
Paese: Regno Unito, Germania, Spagna
Durata: 96’
Regia: Ken Loach
Film/documentario che racconta la vita di cinque lavoratori inglesi, che reagiscono alla privatizzazione della loro azienda di manutenzione ferroviaria British Rail, nello Yorkshire.
Questo film mette in luce le conseguenze sociali e lavorative causate dalle privatizzazioni e dal precariato, soffermandosi sulla battaglia compiuta da alcuni lavoratori dipendenti per conservare la propria dignità e preservare il diritto universale alla sicurezza sul lavoro.
North Country - Storia di Josey
Anno: 2005
Paese: USA
Durata: 126’
Regia: Niki Caro
Ispirato a fatti realmente accaduti, narra la storia drammatica di Josey Aimes, che, tornata nella sua città natale, incomincia a lavorare in una cava di ferro, dove, insieme alle sue colleghe, è continuamente costretta a subire discriminazioni e molestie sessuali. Nonostante tali difficoltà, la protagonista, interpretata da Charlize Theron, è determinata a lottare per la dignità e i diritti delle lavoratrici, cambiando, grazie al suo coraggio, le leggi sui luoghi di lavoro negli Stati Uniti.
The Insider - Dietro la verità
Anno: 1999
Paese: USA
Durata: 157’
Regia: Michael Mann
Racconta la vera storia di Jeffrey Wigand, un ex dirigente di una grande impresa del tabacco che, nonostante le minacce ai suoi familiari, decide di apparire in uno show, per denunciare le azioni ingannevoli dell’azienda. Il film analizza i temi dell’integrità morale e professionale e del coraggio civico.
Risolvi il caso
15 novembre 2024, ore 09.30. All’interno di un’impresa che produce materiali elettrici nella periferia di una città italiana, avviene un grave incidente sul lavoro ai danni di Moussa Diop, un lavoratore dipendente con dieci anni di esperienza. La pressa meccanica usata da Moussa ha un improvviso malfunzionamento, che gli provoca lo schiacciamento della mano destra e la frattura di quattro ossa dell’arto, con la conseguente perdita permanente della funzionalità. Secondo la testimonianza di due colleghi presenti al momento dell’incidente, l’operaio stava lavorando sull’impianto, nel rispetto di tutte le misure standard, ma la pressa meccanica non era stata sottoposta alla regolare e necessaria manutenzione. Dalle indagini successive emerge che il pulsante di emergenza del macchinario non funzionava correttamente e, malgrado le segnalazioni dei dipendenti, non era stato riparato; inoltre la certificazione relativa allo stato di conservazione della pressa era incompleta e l’ultimo corso di formazione sulla sicurezza proposto dall’azienda agli operai risaliva a più di cinque anni prima dell’infortunio.
PARLIAMONE IN CLASSE
Dividetevi in gruppi, riflettete sul caso proposto e rispondete alle domande.
In relazione al caso descritto
- Quali sono state le cause principali dell’incidente?
- Ci sono state violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro? Se sì, quali?
- Quali misure preventive avrebbero potuto evitare l’incidente?
- Che cosa proporreste per tutelare i lavoratori che si trovano in una situazione simile a quella descritta?
In relazione alla realtà italiana
- Quanti casi simili a quello dell’esempio si verificano nella reale quotidianità italiana? Scoprilo con una ricerca online.
- Quali sono le principali cause di infortunio nel mondo del lavoro?
- Com’è possibile che il numero degli incidenti sul lavoro in Italia sia così elevato, nonostante la presenza di una vasta legislazione dedicata?
- In quale modo le attuali tecnologie informatiche possono migliorare la sicurezza sul lavoro?
- Quali misure si potrebbero adottare per garantire un maggiore rispetto della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro? Predisponete una proposta concreta per migliorare la sicurezza sul lavoro nell’impresa descritta nel caso e in imprese simili in Italia.
TOCCA A TE
Moussa Diop ti ha conferito l’incarico di suo rappresentante legale in vista del processo in cui si è costituito parte civile. Il tuo compito consiste nel realizzare una relazione scritta, utilizzando un linguaggio appropriato, che giustifichi e quantifichi la richiesta di risarcimento danni avanzata dal tuo cliente. Nell’assolvere al compito fai riferimento alla legislazione vigente in materia di sicurezza sul lavoro e alla relativa giurisprudenza. Nelle tue ricerche puoi utilizzare risorse online o altre che ritieni più opportune.
Verso il mio futuro
Questa attività contribuisce allo sviluppo delle competenze europee, che dovrai individuare nel tuo e-portfolio con riferimento alle attività che svolgi nel tuo percorso. Impara a valutarle attraverso la griglia posta in calce.
Competenza…


Che cosa ho imparato su di me
..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Indice