10 dicembre: i diritti umani, un impegno per il futuro

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Ogni anno, il 10 dicembre, si celebra la Giornata dei Diritti umani. Il 10 dicembre 1948, infatti, l’Assemblea generale delle Nazioni unite approvò la Dichiarazione universale dei Diritti umani, composta da 30 articoli che riconoscono i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di ogni individuo.

Si trattava di un testo nato dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, dopo la scoperta degli eccessi dei totalitarismi e dello sterminio di massa. La Dichiarazione riconobbe, per la prima volta, che la pace duratura non può esistere senza il rispetto delladignità e dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, al di là di ogni differenza di nazionalità, genere, lingua o credo. 
Questo documento non è solo una pagina di storia, ma un patto morale universale, che ancora oggi si rivolge a ciascuno di noi. Commemorare il 10 dicembre significa rinnovare la consapevolezza che i diritti non sono conquiste acquisite per sempre: devono essere compresi, praticati e difesi, ogni giorno, da cittadini e istituzioni.

Diritti universali, sfide contemporanee

Nonostante siano passati molti anni da quando è stata adottata, la promessa di universalità contenuta nella Dichiarazione resta una sfida ancora aperta
L’articolo 3, che tutela il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, viene violato ogni giorno nei luoghi colpiti dalla guerra, in Ucraina, in Palestina e in Sudan, per citarne solo alcuni, dove milioni di persone affrontano violenze, povertà e migrazioni forzate.
L’articolo 14, che riconosce il diritto d’asilo, ricorda all’Europa quanto sia complesso ma necessario garantire protezione a chi fugge da persecuzioni e conflitti, mettendo al centro solidarietà e giustizia.
L’articolo 25, che tutela il diritto alla salute e al benessere, ha mostrato tutta la sua importanza durante la pandemia da Covid-19: un periodo che ha messo in evidenza le fragilità di molti sistemi sociali, ma anche quanto la cooperazione tra Paesi possa fare la differenza nei momenti più difficili.
Anche l’articolo 26, che garantisce il diritto all’istruzione, per milioni di bambini nel mondo è lontano dall’essere una realtà, mentre la libertà di opinione e di espressione prevista dall’articolo 19 è spesso minacciata da censure, disinformazione online e hate speech.
E, nonostante i progressi, la parità di genere e il contrasto a ogni forma di discriminazione richiamati dall’articolo 2 e dall’articolo 7 restano battaglie aperte, come ricordano le campagne globali contro la violenza sulle donne e per il riconoscimento dei diritti delle minoranze.

Difendere i diritti umani significa, dunque, trasformare i principi in pratiche quotidiane: nella politica, nell’economia, nei comportamenti di ciascuno. Queste sfide ci ricordano che i diritti umani non sono un lusso per tempi di pace, ma la condizione necessaria per costruire società più giuste e sostenibili.

La voce dei giovani e della società civile

In un mondo attraversato da crisi ambientali, sociali e geopolitiche, la speranza nasce spesso dalle nuove generazioni e dai movimenti civili. Figure come Malala Yousafzai, che ha rischiato la vita per difendere il diritto all’istruzione delle ragazze, o Greta Thunberg, simbolo della lotta per un pianeta abitabile, dimostrano che la difesa dei diritti è anche un atto di coraggio individuale.
Accanto a loro, organizzazioni come Amnesty International, Onu, Save the Children e migliaia di associazioni locali continuano a lavorare per proteggere le vittime di abusi e per diffondere una cultura dei diritti che parte dall’educazione. Le scuole, in particolare, sono laboratori di cittadinanza: qui si formano coscienze critiche, si sperimentano progetti di solidarietà e si impara che la giustizia inizia dai comportamenti quotidiani. Le campagne per la pace, per l’inclusione e per la sostenibilità ambientale nate sui social o nei contesti scolastici sono la dimostrazione che i giovani possono essere protagonisti del cambiamento.

Un impegno personale e collettivo

Celebrare l’anniversario del 10 dicembre 1948 deve rappresentare, pertanto, un invito a riflettere sul nostro ruolo nel costruire il bene comune. I diritti umani non sono concetti astratti: si incarnano nelle scelte di ogni giorno, nei gesti di rispetto, nel rifiuto della violenza verbale, nella capacità di mettersi nei panni dell’altro. La loro difesa non riguarda solo le grandi istituzioni internazionali, ma ciascuno di noi, nella vita privata, nel lavoro, nella scuola, nella comunità. 

Educare ai diritti significa educare alla responsabilità, alla partecipazionee alla consapevolezza. Significa ricordare che libertà e dignità non possono essere separate dalla solidarietà e dal rispetto reciproco. 
La Dichiarazione universale dei diritti umani ci ricorda che l’umanità è una sola, e che la sua difesa richiede memoria storica, coraggio e speranza. Per questo, in una giornata così importante, vale la pena ribadire la centralità di questi diritti, perché la nostra voce può renderli più forti, non solo per noi, ma soprattutto per coloro che, ancora oggi, non riescono a farli valere.

Lo sapevi che...?

  • La Dichiarazione universale dei diritti umani fu redatta da una commissione delle Nazioni Unite presieduta da Eleanor Roosevelt, vedova del presidente americano Franklin D. Roosevelt.
  • Fu approvata a Parigi il 10 dicembre 1948 da 48 Paesi sui 58 Stati allora membri dell’Onu. Nessuno votò contro, ma otto Stati si astennero e due, Yemen e Honduras, non parteciparono.
  • Nonostante non abbia valore giuridico vincolante, ha ispirato numerose costituzioni nazionali e convenzioni internazionali sui diritti umani.

Focus attualità: i diritti alle donne afgane

Dopo il ritorno al potere dei talebani nel 2021, le ragazze afghane sono state escluse dalle scuole secondarie e dalle università. Le donne non possono più svolgere molte professioni, né uscire di casa senza essere accompagnate da un uomo.
Questa situazione rappresenta una grave violazione della Dichiarazione universale, in particolare dell’articolo 26 (diritto all’istruzione) e dell’articolo 2 (uguaglianza e non discriminazione).
Tuttavia, molte donne afghane continuano a organizzare scuole clandestine e a denunciare le restrizioni, testimoniando che la lotta per i diritti non può essere spenta.

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